Il binomio fame e miseria è stato determinante per la costruzione di unItalia fuori dallItalia, costituita a partire da un doloroso processo di partenza senza ritorno e foggiata da frammenti identitari che aiutarono a dare senso ad una nuova vita nellAmerica promessa. Lidea di italianità così come la conosciamo oggi, con in evidenza il coraggio e limprenditorialità, è nata più da una rinuncia che da unaccoglienza.
- La grande crisi agraria europea convinse gli immigrati a dare un passo struggente come labbandono definitivo dei loro luoghi di origine. Per alcuni decenni, almeno nel caso del Rio Grande do Sul, la principale molla per lespatrio fu costituita dallo spettro della proletarizzazione definitiva, dalla paura di perdere lo status di piccoli proprietari o di locatari capaci di mantenere grandi famiglie di contadini - spiega lo storico italiano Emilio Franzina, che ha gli studi centrati specialmente nellesodo rurale dal Nord Italia in direzione del Sud Brasile.
- La povertà assoluta è il grande motivo di questo episodio chiamato Immigrazione Italiana, ed essa è come un riferimento per la memoria coletiva - risalta la ricercatrice Cleodes Piazza Julio Ribeiro, discendente di Tommaso Radaeli, uno dei tre primi immigranti che arrivarono a Nova Milano, il 20 maggio 1875.
Non si trattava soltanto della povertà in sé, ma della paura della povertà. Lepopea degli immigranti che arrivarono in Brasile 140 anni fa, compiuti oggi, ricorda poco la visione romanzata delle telenovele: dopo aver abbandonato i propri familiari e le proprie case, con lunghi tragitti percorsi a piedi ed in treno, dalla porta di casa fino al Porto di Genova, con i figli in braccio e gli effetti personali raccolti in bauli di legno e fagotti di panno, veneti, trentini e lombardi, in special modo, passarono a provare la sensazione di appartenenza ad una stessa identità etnica. Mentre si allontanavano dal porto e conservavano negli occhi limmagine congelata dellanfiteatro di Genova - il porto, a causa della sua forma circolare - hanno dovuto adattarsi, al confinamento, in un ritaglio di microcosmo italiano.
Pochi parlavano litaliano, la lingua ufficiale dellItalia appena unificata nel 1870. Nel libro Memorias, limmigrante Julio Lorenzoni racconta che "in qualsiasi parte della nave si ascoltava soltanto un vociare incomprensibile di dialetti, in maggioranza veneti e lombardi, molti dei quali non si capivano assolutamente, cosicché si meravigliava di sentire tanti vocaboli nuovi, cercando di indovinarne il significato".
Il primo insegnamento è stato esattamente questo, di creare unidentità italiana comune e globale, malgrado le differenti regioni e costumi di origine. Il detto "Siamo tutti italiani" cominciò a sorgere durante lattraversata, contemporaneamente alla tristezza della partenza, nei viaggi lunghi 30, 40 giorni. I primi abitanti di Nova Milano impiegarono tre mesi e otto giorni per arrivare a Rio de Janeiro, in una nave a vela.
- Mio nonno raccontava che, dipendendo dalla direzione del vento, i marinai ammarravano lancora e aspettavano - riferisce Franco Radaelli, 86 anni, nipote di Tommaso.
Ma il tempo che si trascinava e linedia a bordo, con giorni che si succedevano senza molte novità, erano solo un dettaglio. Andrea Pozzobon, che si dedicò a scrivere un diario, parlava di argomenti più seri, come il pentimento dei conterranei nel lasciare lItalia: "Se la "lanterna di Genova", con le sue brillanti fiamme, potesse parlare, direbbe: tornate indietro, figli miei; allestero non sarete più italiani; chi perde lItalia perde tutto". Aggiungendo: "benedetto colui che, malgrado la miseria, può chiudere gli occhi ai suoi genitori ed a se stesso nel luogo dove nacque, dove fu battezzato e dove forse, per centinaia di anni, i suoi antenati seppelliti desidererebbero accoglierlo, tra i membri della loro famiglia".
Limmigrante Luigi Toniazzo, nel racconto "Il mio viaggio in America", piange la perdita dellantico paese, allo stesso tempo in cui sogna con una nuova vita. Nel riferirsi alla decisione di emigrare, paragona il sentimento a quello di un "innocente condannato a morte".
E non sono stati pochi i nuclei familiari divisi dal viaggio oltre Atlantico. Tra il 1875 ed il 1915, 14 milioni di cittadini lasciarono lItalia con destinazione in paesi come gli Stati Uniti, lUruguai e lArgentina. Il numero è impressionante, se consideriamo che nel 1900 la popolazione italiana era di 33,5 milioni di abitanti, come attesta la banca dati dellIstat, lIstituto Nazionale di Statistica italiano.
* Traduzione: Lauren Stallivieri e Umberto Mannoia